Valentina Barile
S
ono una narratrice di viaggio. Tra gli scrittori emergenti de “Il libro che non c’è 2016” di RAI Eri. Ho organizzato dal 2014 al 2019 la Fiera del libro di Napoli, Ricomincio dai Libri.
Ho vinto diversi premi letterari per scrittura inedita, tra i più importanti, il Premio “Carlo Levi”, in Piemonte. Sono finalista al Premio Passaggi 2015, del Festival della Letteratura di Viaggio. E il mio primo diario di viaggio #mineviandanti sull'Appia antica ha avuto due riconoscimenti: il Premio "Peppino Orlando" del Festival del Libro di Venosa "Borgo d'Autore" e il Premio "Enea - Buone pratiche per l'Italia" del Festival delle narrazioni e di cultura politica "Come il vento nel mare".
Ho collaborato con giornali sudamericani e centroamericani. Su Radio Bullets ho condotto la rubrica letteraria "Un libro sul comodino". Scrivo su Famiglia Cristiana, Jesus, Confidenze e altri periodici.
Amo la vita, i libri e la fotografia, mi piace la musica in ogni sua espressione. Faccio trekking e vado in bici. La montagna è il mio rifugio. Viaggio nelle latitudini più remote perché è in quei microcosmi che si nascondono le sfumature dell'umanità. Da diversi anni sono vicina alle comunità dei nativi in Amazzonia e nelle Ande, sono tra le sostenitrici di Trenzando Fuerzas, collettivo femminista di Lima, e faccio parte di Miradas de mujer, progetto letterario dell’Unione di scrittori e artisti di Cuba.
#MINEVIANDANTI
D opo aver attraversato la regina viarum, l’Appia Antica, Valentina e Federica sono di nuovo in viaggio. Questa volta percorrono la via Popilia-Annia, una strada minore che da Capua porta giù in Calabria, nel profondo Sud. Un viaggio più consapevole del precedente, ma che ben presto si rivela un “boccone indigesto” per le emozioni che trasmette. Che cosa cercano le due mineviandanti sulla via Popilia? I resti della storia, quello che siamo stati e che ora non siamo più, ma anche tutto ciò che a quel passato ci unisce, inesorabilmente. Questo libro di Valentina Barile è un diario di viaggio intenso, capace di portare il lettore nell’anima dei luoghi attraversati e descritti con sensibilità.
Un invito a riflettere sull’esperienza del viaggio, sulla dimensione dell’homo viator, e non ultimo, sulla condizione dolceamara del nostro Sud.