Valentina Barile
S ono una giornalista, mi occupo di America Latina. Ho collaborato con diversi giornali sudamericani e centroamericani. Su Radio Bullets ho curato la rubrica letteraria "Un libro sul comodino". Attualmente scrivo su Famiglia Cristiana, Jesus, Confidenze e altri periodici.
Da anni sono vicina alle comunità dei nativi in Amazzonia e nelle Ande. Sono tra le sostenitrici di Trenzando Fuerzas, collettivo femminista di Lima, e faccio parte di Miradas de mujer, progetto letterario dell’Unione degli scrittori e degli artisti di Cuba.
Sono stata fra gli scrittori emergenti de “Il libro che non c’è 2016” di RAI Eri. Ho organizzato dal 2014 al 2019 la Fiera del libro di Napoli, Ricomincio dai Libri.
Ho vinto diversi premi letterari per scrittura inedita, tra i più importanti, il Premio “Carlo Levi”, in Piemonte. Sono stata finalista al Premio Passaggi 2015 al Festival della Letteratura di Viaggio.
Il mio primo reportage narrativo #mineviandanti sull'Appia antica ha avuto due riconoscimenti: il Premio "Peppino Orlando" del Festival del Libro di Venosa "Borgo d'Autore" e il Premio "Enea - Buone pratiche per l'Italia" del Festival delle narrazioni e di cultura politica "Come il vento nel mare".

RESTARE VIVI
Q uello che state per compiere è un viaggio a piedi scalzi nell’intricata terra colombiana, all’interno di riserve indigene e comunità femminili che vivono il conflitto armato da sessant'anni. Questa è la storia di Rhinna, mamá Carmen, Harold, Doña María, Mario Paciolla e molte altre e altri. È una storia di desaparecidos, di madri che hanno perso figli, di figli che hanno perso il futuro. Di narcotraffico e camicie militari. Di foreste abbattute e di corpi infranti. Eppure, è una grande storia di speranza.
Restare vivi è un invito alla lotta, alla resistenza. È un piccolo dizionario di vita per chi, ogni giorno, sceglie di combattere contro ogni forma di ingiustizia o è costretto a lottare per i propri diritti.









